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ebbene sì, ce l’abbiamo fatta. nello scorso week end io e il mio collega abbiamo termianto l’esplorazione del sistema Zeljava. cioè l’aeroporto militare segreto e la postazione radar.
dopo un primo tentativo finito con 40 km di sterrato e di erba alta, abbiamo trovato la salita per arrivare alla cima della montagna Pljesevica, il Vrh Gola Pljesevica, dove ancora oggi si trova una postazione radar visibile dalla strada di Bihac.

e quindi, domenica mattina, dopo aver macinato alcuni km di sterrato (11 – nemmeno troppo se non che avevamo comunque ricannato strada quindi abbiam dovuto rifarne la metà) siamo arrivati nella postazione radar sulla montagna al confine tra croazia e bosnia, a 1646 metri.

e caspiterina, che posto! dal punto di vista del paesaggio e della montagna è eccezionale, ma la storia più bella è che da lassù si vede sotto l’aeroporto di zeljava con le sue piste, ma sopratutto c’è accesso alle gallerie scavate nella montagna. un sistema incredibile, utilizzato durante il tempo di tito e in collegamento con il cosìdetto chalet di tito, una specie di nido dell’aquila in cui c’erano gli alloggi del personale della base. e poi, sotto le postazioni radar, corrono gallerie su gallerie in un reticolato kilometrico e profondo, un bunker antinucleare con porte d’acciaio spessissime a chiudere i singoli settori.

la base era utilizzata dall’esercito JNA e in seguito dai serbi sino al 1995, ma è stata poi completamente distrutta, sopratutto la parte esterna, cioè gli alloggi. questo avvenne in agosto del 1995, nel momento dell’arrivo delle truppe croate musulmane che avanzavano con l’operazione Oluja nella riconquista del territorio della Krajina.

successivamente la base data la sua posizione strategica, è stata usata nella parte delle gallerie dalla Sfor canadese, dal 1995 sino al 2004, attraverso il susseguirsi di diversi contingenti nella così detta operazione Palladium.

oggi, è tutto lasciato andare ma è come se il tempo fosse fermo. fuori ci sono le trincee e i posti di osservazione della guerra jugoslava, ci sono le ossature del sistema di radar del periodo del titoismo e lo spiazzo dell’elicottero ancora chiaramente riconoscibile, poi c’ la base con la parte degli alloggi cioè lo chalet, una costruzione spettrale, devastata, con macerie e mobili ovunque, vestiti militari, le cassette di munizioni vuote e alcuni ordigni inesplosi in un angolo poco visibile (o senza spoletta? cmq non abbiamo controllato…). scendendo nelle viscere della terra, al buio, nell’umidità c’è la parte delle gallerie con ancora i letti dei soldati canadesi e i graffiti dei soldati lasciati sulle pareti (impossibile non pensare a quelli di srebrenica e potocari).

esperienza emozionante, spaventosa, eccitante, che ci ha fatto molto riflettere sul sistema titoista, sulla mania e sulla preparazione di bunker e basi e sistemi militari avanzatissimi e poi il collasso, la guerra, l’intervento delle nazioni unite e la nato e poi le mine e gli effetti a “scoppio” ritardato che ancora oggi infestano questi paesi….

ad ogni modo, io e il mio collega ci siamo preparati a questa avventura, leggendo siti e pagine web e forum e cercando mappe, video e foto. e quindi eravamo attrezzati con scarponi, k-way e torce elettriche, che sono fondamentali se si vuole esplorare la parte di gallerie.
per arrivare ci siamo basati su googlemaps satellite seguendo la strada curva per curva e andando a intuizione, anche grazie alle utili indicazioni di chi era stato prima di noi, in particolare quella in cui venivano citati i pali gialli e neri per segnalare la strada in caso di neve, lasciati dalla sfor. è stato riconoscendo uno di quei pali visti in un video che abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta.

…. alla fine del nostro giro, sulla strada del ritorno,  per rendere l’accesso al monte Gola più facile, abbiamo anche costruito un cartello segnaletico…che questo sia ancora in piedi o meno, non lo sappiamo, ma almeno ci abbiamo provato!

E rieccomi nella terra dei cevapi, dopo un’incursione milanese per la vittoria di Pisapia e una gita a London per vedere la civiltà.

Con il mio collega stavamo pianificando il week end imminente ed eravamo ispirati da un nuovo turbinante tour per monumenti “partigiani”, nello specifico quelli del grande architetto Bogdan Bogdanovic (di cui trovate un dossier sulle pagine dell’Osservatorio Balcani – http://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Dossier/Il-secolo-di-Bogdanovic-I).

Ci piacerebbe vedere il monumento di Garavice a memoria dell’eccidio compiuto dagli Ustascia  nel 1941 ai danni di 12mila serbi della regione.


Già che siamo in zona (per modo di dire) poi si potrebbe pensare di andare a Jasenovac, dove c’è uno dei memoriali e dei monumenti più famosi e importanti di Bogdanovic, il fiore, costruito nel luogo in cui durante la seconda guerra mondiale c’era un campo di concentramento in cui perirono decine di migliaia di persone (zingari, serbi, musumani, ebrei).

Questo è il link del museo. http://www.jusp-jasenovac.hr/Default.aspx?sid=5020

E va beh, diciamo che è tutto superbello e poi a Jasenovac ci sono le cicogne che pascolano nel prato…

Però, però, però…stamattina ho letto che aprono a Konjic la Biennale di Sarajevo in quella che una volta era una delle basi segrete di Tito… un bunker nella Bosnia centrale inespugnabile.. .e ora sino a ottobre ospita opere d’arte. BELLO!

http://viaggi.repubblica.it/multimedia/biennale-d-arte-a-sarajevo-anche-nel-bunker-di-tito/29856178/1/1
Konijc, località poco distante da Sarajevo. Quello mostato è un bunker antiatomico fatto creare dal maresciallo Josip Broz Tito, ora riconvertito per ospitare una parte della Biennale di arte contemporanea che si tiene nella città bosniaca. Il rifugio mostrato da Serif Grabovica, un ufficiale in carica ai tempi del maresciallo, verrà con ogni probabilità riconvertito in museo. La biennale, che ospita lavori di artisti balcanici e ha come paese ospite la Turchia, si chiuderà in ottobre.
[09 giugno 2011]

Peccato che Konjic sia nel nulla + assoluto… andar lì vuol dire fare 4 ore e poi non avere un altro luogo dove andare…

Però, sentir riparlare di Bunker ci ha fatto ingolosire nuovamente, e nella nostra missione a Zeljava di un po’ d tempo fa, c’è un luogo nel quale non siamo andati, cioè la Cima della Pljesevica, dove c’erano i Radar e un altro bunkerino Titoista…

Per tranquillizzare tutti, stavolta posso dire che il posto è sicuro… c’è una strada (all’incirca) e sopratutto dal 1996 al 2004 è stato la base della Sfor canadese, quindi non ci sono sorprese nel’erba alta.
Per stuzzicare un po’  gli appetiti ecco un video della Sfor canadese che fa vedere la base (con musica da Real Top Gun!)

http://www.youtube.com/watch?v=UgRVN4PF6D4&feature=player_embedded