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I cani della Palude

Pubblicato: aprile 27, 2011 in Uncategorized
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che Bihac sia un posto ricco di acqua questo si era capito. il fiume Una scorre in mezzo alla città che vive sull’acqua, di locali, di camminate, di parchi più o meno curati… e poi in questi giorni piove, è umido, c’è la nebbia, fa freddo…

insomma l’acqua domina sopra e sotto, ed è energia e linfa, che ovviamente va incanalata, ma che cmq rende questo posto movimentato e mosso come le sue correnti.

ma perchè parlo così tanto di acqua? beh, è andata così, sono arrivata l’altro ieri sera dalla Pasqua lombarda e il viaggio da Fiume in poi è stato sotto la pioggia. e poi, arrivata a casa, ho parcheggiato e ho visto sconsolata la palude di fianco. non che io viva in un posto malsano, non che io viva nel nulla, ma di fianco alla mia abitazione c’è un terreno incolto che ha questa prerogativa di inondarsi, così come i terreni sui cui han di recente costruito le nuove superfighette abitazioni che son rimaste vuote perchè sono allagate.

il punto però non è la cosìdetta palude, ma gli abitanti della palude. cioè i cani. randagi.

branchi di cani randagi che popolano la città di giorno e di notte (sopratutto di notte) e che diventano padroni delle strade (e delle paludi) ululando e sbraitando tra loro di notte.

il problema non è tanto grosso per me che di fatto sono sorda e quindi non mi disturbano nel sonno, ma diventa un problema più grosso per la gente in generale. i cani tendono a formare branchi con le loro gerarchi e muoversi in città, tra l’altro ampliando il proprio numero in maniera smisurata. in effetti non esiste un sistema né di sterilizzazione né di controllo delle bestie. solo che quando le bestie diventano troppe e aggressive (attaccano l’uomo, che in fondo non è loro amico, anzi!) vengono sterminate.

eh sì, partono delle vere e proprie battute di caccia al cane, con squadre armate di fucili e pale per raccogliere i cadaveri che vengono poi bruciati. quindi la popolazione nei giorni prima viene avvertita di modo da tenere il proprio cane in casa e poi, boom boom boom.

la prima volta che ho saputo di questa cosa non ero del tutto sconvolta, nel senso che era finita da poco la guerra e i cani erano anche loro dei sopravvissuti, ma dilagavano portando scompiglio, malattie e paura. l’unico modo allora per chiudere il capitolo branchi era quello di dar loro la caccia.

oggi, però, il problema si trascina e la soluzione è comune a tutti i balcani, a quanto pare.
in kosovo erano stati fatti progetti per creare canili e anche qua c’è un canile ma gestito ovviamente male, nessuno si prende la briga di raccattare cani selvatici e gli acchiapacani non so nemmeno se esistono. e poi siamo un paese in cui la gente a momenti non ha di che mangiare, cosa si fa? si spendono soldi per la pappa dei cani???

insomma, alle vostre coscienze la soluzione.
per il resto, proprio ora, i cani della palude stanno ululando alla nebbia che si alza.


l’ululato non ha perso l’antico significato di trasmettere ai simili la propria presenza sul territorio. 

E’ più che altro una ricerca di contatto a distanza tra i membri del branco.
Capita spesso che ululino di più i cani che vengono lasciati soli in case o giardini.
In situazioni di isolamento, infatti, questi animali manifestano con l’ululato il naturale desiderio di comunicare con i propri simili e l’uomo, al quale è talvolta riconosciuto lo status di capo branco.